60 anni di clubbing attraverso le città che ne hanno scritto la storia
Da Nairobi a Lagos, da Berlino a New York, questo libro dimostra che la club culture è molto, molto più che "fare festa".
Sinistra: Wild Bunch Decked Out, Camden, 1985, Fotografia di Beezer; Destra: Love Parade, Kurfürstendamm, Berlin, 1991, photo: Tilman Brembs
Per chi non ha mai amato rave e feste è spesso difficile capire cosa ci sia di così affascinante nella club culture. In fondo, si tratta di passare una notte fuori insieme a qualche amico e una massa di perfetti sconosciuti, no? No.
Il valore culturale, sociale, politico e terapeutico del clubbing non deve essere sottovalutato. Che vi piaccia andare a ballare o meno, credere che si tratti solo di “fare festa” è riduttivo, quello della club culture è un mondo complesso e sfaccettato, che si declina in innumerevoli forme e suggestioni.
Catalizzatore di influenze legate alla musica, alla moda e alla performatività, il clubbing è un vero e proprio bacino in cui le persone e i loro corpi si radunano per partecipare insieme ad una cultura, un’estetica, un sound condiviso.
Per le comunità LGBTQ+ di tutto il mondo, inoltre, i club rappresentano uno spazio sicuro dove potersi esprimere liberamente, senza restrizioni o pressioni sociali. Per traveller e outsider, invece, i rave in luoghi dimenticati dalla società sono l’occasione per sentirsi liberi, riconnettersi a sé stessi o semplicemente abbandonarsi alla natura.

Storicamente i club sono stati un luogo in cui sottoculture e semplici individui si sono riuniti per celebrare qualcosa in cui credevano—che sia la musica, la propria identità, un tipo di sperimentazione percettiva o i propri valori, poco importa.
Parlare di clubbing vuol dire prendere in considerazione tutto lo spettro di eventi, occasioni e luoghi in cui la nostra fisicità, percezione sensoriale e psiche (a volte, anche spiritualità), si fondono con quelle di sconosciuti, innescando cambiamenti radicali nella società e concentrando dunque parte della nostra storia collettiva.
Questa storia è la protagonista indiscussa del nuovo libro redatto dal Goethe-Institut e pubblicato da Spector Books: Ten Cities: Clubbing in Nairobi, Cairo, Kyiv, Johannesburg, Berlin, Naples, Luanda, Lagos, Bristol, Lisbon. 1960 – March 2020, una retrospettiva del clubbing che spazia mezzo secolo e attraversa quelle dieci città che, per un motivo o per l’altro, sono state considerate come propulsori e centri nevralgici della club culture.

Nel libro, ogni città viene indagata con il supporto di centinaia di immagini d’archivio, ephemera, poster, fotografie e reperti iconografici, affiancati da interventi di accademici, giornalisti, attivisti, collezionisti, musicisti e producer, con l’obiettivo comune di documentare le sperimentazioni di cui ogni città è stata promotrice, tracciando un resoconto multiculturale e sfaccettato di un fenomeno che ha dato forma al mondo per come lo conosciamo, o meglio, per come lo conoscevamo.
Così vediamo una Napoli lontana anni luce dagli stereotipi ad essa spesso associati, scatti delle Love Parade di Berlino e dei drag ball di Lisbona, la Bristol degli anni ‘80 e la Johannesburg di oggi, in un continuo rimando tra contesti urbani, comunità, politiche e costumi.
Ten Cities: Clubbing in Nairobi, Cairo, Kyiv, Johannesburg, Berlin, Naples, Luanda, Lagos, Bristol, Lisbon. 1960 – March 2020 raccoglie città che sono capsule del tempo, immergendoci in un viaggio nostalgico, una di quelle avventure a cui non si riesce affatto a dire di no.











Ten Cities: Clubbing in Nairobi, Cairo, Kyiv, Johannesburg, Berlin, Naples, Luanda, Lagos, Bristol, Lisbon. 1960 – March 2020 è disponibile per l’acquisto qui.
Crediti
Testo di Carolina Davalli
Immagini su gentile concessione di Modern Matters