i ritratti della fotografa e attivista zanele muholi in mostra allo zeitz mocaa
Vi presentiamo i lavori fotografici dell'artista sudafricana Zanele Muholi, che attraverso le sue opere racconta la storia l'Africa LGBTQ di oggi.

Essere artista è difficile. Essere una donna è difficile. Essere di colore è difficile. Essere gay è difficile. Essere un'artista, donna, di colore, gay lo è di più. Aggiungiamo un altro tassello a questo puzzle: nascere a Umlazi (Durban), in Sud Africa. Un paese dalle mille contraddizioni in cui, nonostante le leggi a tutela della comunità LGBTQ, i cosiddetti "stupri correttivi" sono ancora una realtà con cui le donne lesbiche devono fare i conti.

"Sono una di loro," ha dichiarato la fotografa Zanele Muholi nel 2015 al The New Yorker. Fotografa sì, ma solo perché ha scelto questo medium per raccontare le storie della comunità di colore LGBTQ sudafricana. Lei si definisce invece un' attivista visiva, termine certamente più appropriato e che racchiude tutto il senso del suo lavoro: dar vita a testimonianze d'impatto attraverso la fotografia.

"Non osservo prendendo le distanze. Noi siamo qui, insieme. E le mie fotografie ritraggono le persone che stanno scrivendo la loro storia," continua. Politica, attivismo e arte diventano nelle opere di Muholi sfaccettature diverse di una sola esperienza, e così anche approcciarsi ai suoi ritratti allo Zeitz MOCAA di Cape Town risulta impossibile senza conoscerne le lotte politiche. Nel 2002, dopo decenni di attivismo co-fonda il Forum for Empowerment of Women (FEW) e sette anni dopo crea Inkanyiso, un forum online in cui condividere contenuti queer. Intanto, non smette certo di fotografare, e proprio in quegli anni nasce una delle serie più celebri di Muholi, Faces and Phases, in cui sceglie di ritrarre la comunità lesbica sudafricana.






Crediti
Testo Mattia Ruffolo
Photo courtesy MOCAA Museum / Gucci Press Office