La S/S 22 di Wales Bonner ci catapulta nella belle époque del Burkina Faso
Ispirata agli scatti in studio dell'Africa occidentale e alla vita notturna della scena Bobo Yéyé, "Volta Jazz" è una collezione traboccante di calore, sensualità e libertà di spirito.
Fotografia di Joshua Woods. Foto per gentile concessio Wales Bonner
Prima di continuare a leggere, fai partire la playlist che trovi qui sotto e chiediti: “A cosa assomiglierebbe questa musica, se fosse un oggetto in 3D?” Potrebbe sembrare una di quelle domande per cui serve una pesante dose di psichedelici prima di poter rispondere, ma per la fondatrice di Wales Bonner, Grace, questa è una di quelle domande su cui basa intere collezioni—e la sua S/S 22, Volta Jazz, non fa eccezione.
Ovviamente, non è decisamente una sfida facile, nemmeno dopo sei anni da stilista professionista. “È una sorta di compito impossibile,” ammette, “Ma questo è il motivo per cui continuo ad affrontarla.”
Dopo una triade di collezioni che hanno esplorato la trama storica e socioculturale che lega il Regno Unito ai Caraibi—attraverso le influenze del rock degli anni '70, della prima dancehall e della poesia di Derek Walcott—la S/S 22 vede la designer spostare la sua attenzione sull’epoca d’oro del Burkina Faso dopo l’indipendenza, e in particolare alla scena Bobo Yéyé che fiorì negli anni '60 e '70 nella seconda città più grande del paese, Bobo-Dioulasso.
"La musica è così olistica e totalmente integrata in uno stile di vita, un modo di vivere e un modo di vestire," afferma la designer, parlando dell’elemento del suono come punto di partenza concettuale per il proprio processo creativo. "Ma il fatto che sia intangibile significa che devo studiarla attraverso la fotografia e la cultura che ruotano intorno alla musica, e trovare modi per interpretarla attraverso l'abbigliamento". Per questa collezione, l'elemento visivo chiave che ha integrato le chitarre d'acciaio vibranti e la batteria sincopata del Bobo Yéyé, è il lavoro del fotografo Sory Sanlé, il più importante cronista del periodo d'oro del genere musicale e del gruppo che, quel genere, lo incarna appieno: i Volta Jazz.
Anche se questa potrebbe essere la prima volta che Grace si è esplicitamente ispirata alla tradizione della ritrattistica in studio dell'Africa occidentale, è opportuno notare che l'impatto che il lavoro di Sory, così come quello del fotografo maliano Malick Sidibé, hanno lasciato sulla sua pratica ha radici molto lontane. "Se non avessi visto quelle fotografie, non avrei studiato design della moda," è la sua confessione sincera. "Sono alcune delle prime cose che ho guardato e che mi hanno ispirato a diventare una stilista.”

Sicuramente, affrontare argomenti e temi che hai amato e apprezzato a lungo può essere un territorio difficile da navigare. Dunque, come rendere giustizia al tema? E come onorare un'eredità culturale così potente, aggiungendole anche qualcosa in più? La pratica rende perfetti, ed è stato con giustificata fiducia nell'esperienza accumulata negli ultimi sei anni che Grace ha affrontato questo compito. "Con la prospettiva che ho ora, mi sento come se potessi approfondire gli argomenti e rivelare ed espandere il mio processo creativo," afferma. C'è anche un senso di liberazione: “Mi sembra di aver precedentemente realizzato collezioni in modo piuttosto specifico, ma ora mi sento in grado utilizzare i miei riferimenti in modi del tutto nuovi. Mi sento di poter essere libera, giocosa e ottimista.”
E in questa collezione tutto questo si vede tantissimo. Aggiungendo una frizzante leggerezza di spirito alla verve cerebrale per cui è nota da tempo, questa è forse la collezione più seducente e generosa di Wales Bonner ad oggi. Accennando al "senso di apparenza e travestimento" nei ritratti in studio di Sory e al giubilo che emana dai suoi scatti degli chic party animal nelle strade di Bobo-Dioulasso, la silhouette predominante di questa stagione è generosa senza compromettere alcun tipo di eleganza. La sartoria di lino è tagliata in silhouette ampie, con pantaloni da abito a gamba larga, cargo che si accumulano alla caviglia e giacche monopetto con revers dentellati con maniche a righe che aderiscono al corpo. Gli orli dei pantaloni corti da yoga in seta, parte della collaborazione Adidas Originals di questa stagione, svolazzano sulla parte inferiore del polpaccio, mentre i dashiki in popeline di cotone frusciano contro la pelle come mossi da una brezza.
"Volevo creare più libertà e spaziosità nella silhouette—facendo in modo che lasciasse spazio," afferma Grace, sottolineando l'attenzione rivolta al clima implicito alle immagini che ha studiato. "È stato bello vedere le persone vestirsi bene e uscire in un clima in cui indossi cose per semplice comodità, pur volendo apparire al meglio," racconta. "Penso anche che la musica abbia ispirato un certo modo di muoversi, ballare e interagire," caratteristiche particolarmente rimarcate nell'abbigliamento femminile. In quei look, troviamo una fresca sensualità espressa con maggiore sicurezza in un abito a trapezio con scollatura americana e una combinazione di top e gonna con scollo all'americana e spalline sottili in maglia a coste verde bosco e giallo limone.

Il filo conduttore che lega le precedenti collezioni, tuttavia, è, ovviamente, l'attenzione di Grace per l’artigianalità. La profonda scollatura a V a righe di un maglione in mohair écru è divisa da un'ampia fascia all'uncinetto, mentre i capispalla in jacquard e in pelle color ruggine sono ricamati a mano con cuciture artigianali. L'eredità artigianale della regione da cui Grace ha tratto ispirazione è anche attivamente celebrata attraverso collaborazioni con artigiani burkinabé per la creazione di tessuti indaco tinti a mano e cotoni organici—le loro strisce sfumate fanno eco alla poliritmia del suono, che senza dubbio starai ancora ascoltando, della playlist creata da Grace e Florent Mazzoleni, autore, produttore e collezionista di dischi francese. Se l’hai ascoltata, allora probabilmente vorrai capire come la trama sonora dei riff sgangherati, testi in Dioula cantati dolcemente e percussioni che celebrano la vita possano mai essere articolati attraverso qualcosa di così tangibile come i vestiti. Bene, la maison Wales Bonner è riuscita a fare proprio questo.



























Questo articolo è apparso originariamente su i-D UK.
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Crediti:
Testo di Mahoro Seward
Foto per gentile concessione di Wales Bonner