Sulla destra: Elisabetta Catalano, Charlotte Rampling sul set di “Addio Fratello Crudele” di Giuseppe Patrini Griffi, 1971, vintage print, Photo © Elisabetta Catalano, courtesy Archivio Elisabetta Catalano
30 anni di lotte civili in italia visti con gli occhi di 5 fotoreporter donne
Tra gli anni '60 e '80, donne come Paola Agosti e Letizia Battaglia hanno scritto la storia della fotografia documentaristica italiana, immortalando cortei femministi, proteste e guerriglia urbana.
Sulla sinistra: Marialba Russo, Travestimento, 34 stampe ai sali d'argento, 24x30 cm, 1975-1980.
Sulla destra: Elisabetta Catalano, Charlotte Rampling sul set di “Addio Fratello Crudele” di Giuseppe Patrini Griffi, 1971, vintage print, Photo © Elisabetta Catalano, courtesy Archivio Elisabetta Catalano
L’Italia tra gli anni '60 e '80 era un paese in piena trasformazione. Disillusi dalle false speranze del boom economico e logorati dalla guerriglia degli anni di piombo, alcuni abbandonavano le ideologie politiche in favore di un edonismo fortemente individualista. Ma c’era chi non era disposto ad arrendersi e, animato dalla fede nella partecipazione politica, intraprese una serie di battaglie civili e femministe per ridefinire le dinamiche identitarie all’interno della società dell’epoca.

Fu proprio in questi anni di radicali cambiamenti socio-politici che fotoreporter, fotografe e artiste iniziarono finalmente a ritagliarsi uno spazio all’interno degli ambienti culturali italiani, restituendo da angolazioni diverse il modo in cui la soggettività femminile veniva vissuta, rappresentata e interpretata. La fotografia si impose immediatamente come medium privilegiato per rappresentare le istanze femministe che si stavano affermando: la nuova centralità del corpo femminile, non più oggetto dello sguardo esterno, prevalentemente maschile, ma soggetto agente; ma anche le nuove modalità di definizione dell’identità femminile, non più fondata su canoni standardizzati o eteronormati ma sull’alterità, la pluralità e la differenza.

In occasione del suo trentennale, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato inaugura in questi giorni la mostra Soggetto nomade (Identità femminile attraverso gli scatti di cinque fotografe italiane. 1965-1985): una raccolta di oltre cento fotografie scattate tra gli anni '60 e '80 da cinque fotografe italiane. Appartenenti a generazioni diverse, Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano e Marialba Russo si muovono tra il reportage e il ritratto antropologico, unendo i loro sguardi in una polifonia visiva e linguistica sfaccettata, che fa della diversità, dell’alterità e dell’identità la propria forza. Nel momento storico che stiamo vivendo oggi, serve più che mai tuffarsi in un passato non così lontano, respirare quel clima di fibrillazione e conservarne la memoria, per non dimenticare mai quanta fatica è costata arrivare dove siamo.

Insieme alla mostra verrà inaugurata anche Triumph, l’installazione di Aleksandra Mir composta da 2.529 trofei: un monumento alla cultura sportiva amatoriale italiana, parte integrante del nostro patrimonio storico e culturale. Due iniziative che vanno a costituire i pilastri del nuovo programma espositivo del Centro Luigi Pecci: l’inclusività e l’attenzione alle produzioni di importanti artiste contemporanee. Qui di seguito alcune delle opere in mostra:
















La mostra Soggetto nomade è visitabile presso il Centro Pecci di Prato dal 14 dicembre 2018 all'8 marzo 2019.
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Un approfondimento su una delle cinque fotografe in mostra, Lisetta Carmi, lo trovate invece qui:
Crediti
Testo di Benedetta Pini
Immagini su gentile concessione del Museo Pecchi