9 cose che dovete assolutamente sapere su telfar
Se non lo è già, il brand New Yorkese si farà strada tra i vostri preferiti con la forza.

Fotografia su gentile concessione di Pitti Immagine
Per chi non lo conoscesse, Telfar è il brand newyorkese che da quindici anni sta rompendo le barriere della moda per creare una tipologia di vestiario unisex, accessibile e totalmente inclusivo. E quest'anno, dopo Glenn Martens di Y/Project e Clare Waight Keller di Givenchy, tocca proprio a Clemens Telfar e al suo omonimo brand d'avanguardia sfilare a Firenze come Special Project per Pitti Uomo 97.
Pioniere di numerosi trend (moda genderless appunto, ma anche diversity in passerella e workwear riadatto a fashion statement, ad esempio), Clemens Telfar e il suo brand sono rimasti per oltre un decennio sconosciuti ai più. La vera notorietà è arrivata nel 2017, quando Telfar ha vinto il prestigioso premio CFDA, trovandosi d'improvviso al centro dei radar di fashion insider ed esperti del settore.
Ecco qui di seguito i motivi che fanno di Telfar uno dei brand più contemporanei e rivoluzionari di sempre:
Telfar crea abiti genderless e unisex dal 2005
Molto prima che diventasse un trend di mercato. È stata infatti la collezione del 2015 che ha lasciato allibito il mondo della moda, non ancora così abituata a vedere uomini in mini dress sfilare in passerella. Ma a Clemens Telfar non interessa minimamente che genere, forma fisica o in quale identità vi rispecchiate, l'unica domanda che vi farebbe è “Vuoi una taglia Small, Medium o Large?” Telfar è inclusiva non perché cerca di 'soddisfare' tutta l'umanità creando capi per questa o quella tipologia di persona nello specifico, ma perchè crea vestiti funzionali e fluidi, quasi trascendenti la presenza di un corpo che li sostenga.

Ed è per questo che il suo approccio è democratico e basato sull’idea di comunità
Lo slogan del brand parla chiaro: “It’s not for you -- it’s for everyone.” Non è solo per te, ma per tutti. Tutto il contrario di quell'idea di moda elitaria che è traspirata nella nostra coscienza collettiva, Telfar è una boccata d'aria fresca che propone un pensiero di una comunità globale, unita e senza conflitto. Proprio per questo motivo, un elemento essenziale delle sfilate Telfar è quello della musica, che va assolutamente a braccetto con l'idea di collettività e comunità.

Clemens Telfar disegna abiti da quando ha quindici anni
Ispirato dalla manualità di sua nonna e di sua zia, Telfar è stato introdotto all'arte del fare vestiti già in tenera età. Voleva un crop top, ha raccontato in un’intervista, ma non aveva il coraggio di dire alla madre che avrebbe indossato vestiti da donna. Così quel crop top se l’è fatto da solo, cucendolo in casa. Ed è così che, prendendo spunti dal vestiario femminile, è riuscito ad integrare questi elementi in quello tipicamente maschile, definendo una moda che avesse dettagli di entrambi, e che non appartenesse a nessuno. Così si è messo a cucire abiti per i suoi amici e compagni di scuola, fondando il suo brand nel 2004, quando era al primo anno di Università.

Telfar vuole essere come Michael Kors, ma di proposito
Uno statement abbastanza estremo rispetto alla filosofia del brand Telfar, eppure ha affermato “È questo che voglio fare, non lo nascondo. Voglio che Telfar sia un prodotto di massa, in modo quasi spaventoso. Pensa alle borse di Michael Kors: tutti ne hanno una. E io voglio essere come Michael Kors, ma di proposito.” E infatti c'è riuscito, con la usa Shopper Telfar.

Ha già avuto una mostra retrospettiva in occasione della Biennale di Berlino del 2016.
Babak Radboy, direttore creativo del brand, ha infatti curato l'exhibit interamente incentrata sul brand. Le T-Shirt più famose di Telfar sono stati esposte su 20 manichini di genere, età e forma fisica diverse, ma tutti aventi il volto di Clemens Telfar stesso. Così anche gli scatti appesi alle pareti, che ritraevano amici e parenti di Telfar mentre indossavano i suoi capi, digitalmente modificati per assomigliare a Clemens.

Nel 2017 ha vinto il CFDA / Vogue Fashion Fund.
L'organizzazione no profit che ha come missione quella di promuovere artisti emergenti americani nel mercato globale. Uno dei pochissimi designer di colore nominato per gli Award è stato proprio Telfar, che nel 2017 ha vinto il premio guadagnandosi il supporto di questa piattaforma e quello di $400.000 per strutturare il suo brand. Diane von Furstenberg, al tempo presidente del CFDA, ha affermato al momento della premiazione che “Telfar è il brand più inclusivo che sia mai stato nominato per il CFDA dal momento della sua fondazione, 14 anni fa.”

'La vera diversity? Quella sulle passerelle di Telfar'
Ciò che infatti contraddistingue l'estetica delle sfilate di Telfar è la presenza costante ed eterogenea di diverse etnie, forme fisiche e generi. Per lui, infatti, la moda genderless è la più sexy di tutte. Telfar ha sempre scelto volti inaspettati per i suoi lookbook e sfilate, con casting che partivano dai suoi amici per arrivare a personalità internazionali del mondo della musica e dell'arte.

E sulla diversity ha le idee molto chiare
In un’intervista il designer infatti ha dichiarato: “È strano dire che sosteniamo la diversità nelle nostre sfilate, perché siamo noi stessi diversi. Siamo semplicemente noi stessi e rappresentiamo noi stessi.” Insomma, Telfar crea abiti che trascendono dall’idea di corpo-manichino, dalle diversità di genere e dall’identità, adattandosi alle forme, ai valori e alla comunità di ognuno.

Ha un'ossessione per i fast food
Uno, in particolare, la storica catena americana White Castle. Ha infatti organizzato l'afterparty della S/S 2016 proprio nella sede di Times Square di questo fast food, mischiando fashionistas e insider del settore a hamburger, patatine e tanto, tantissimo fritto. Nel 2018 invece, ha ri-disegnato le divise di White Castle, creando un editoriale per i-D in cui ritraeva i dipendenti della catena mentre indossavano i nuovi capi al lavoro, e a casa. Clemens Telfar ha affermato: “Da piccolo ho cannato di proposito il test d’ingresso in una scuola privata perché odiavo l’idea di dover indossare un’uniforme. Creando le divise di White Castle ho voluto fare qualcosa che la gente volesse indossare."

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Crediti
Testo di Carolina Davalli e Amanda Margiaria