Questa guida è la cosa migliore che potete trovare su Instagram in questi giorni
L'ironia ci salverà. Certo non dal COVID-19, ma dalla noia sì.
Immagine via Max Siedentopf
Mentre musei e istituzioni rispolverano archivi e propongono streaming e contenuti video, la comunità artistica rielabora il distanziamento sociale e l’incertezza dovuti alla pandemia Covid-19 in nuove idee. In un lavoro fatto di collaborazioni come è quello del creativo, difficile è rimanere fermi, sigillati dentro la propria abitazione. Eppure è fondamentale inventare nuovi modi, persino surreali, ironici, sarcastici, demenziali per far passare le ore senza varcare la porta di casa.
Ne abbiamo parlato con l’artista Max Siedentopf, classe 1991, che da anni porta avanti una ricerca, tra humor e progetti editoriali indipendenti, su oggetti di uso quotidiano camuffati in altro, materie prime di inverosimili storie. Lo spin-off pensato per questi giorni di quarantena è la Home Alone Survival Guide, un contest senza vincitori lanciato sul suo profilo Instagram per inventare, insieme, i più assurdi passatempi domestici in tempo di quarantena.
Ogni giorno Max Siedentopf, in una storia, detta le regole del gioco e, dice di ricevere decine e decine di scatti come risposta. Siedentopf, ai più noto per aver progettato di far passare in loop “Africa” dei Toto nel deserto della Namibia- progetto reale o fake?- ha collaborato con Gucci e, fino a quest’anno, è stato parte della creative agency di Erik Kessels, la KesselKramer. Cresciuto in Namibia, ha vissuto a Berlino, Los Angeles, Amsterdam, ora ci risponde al telefono da Londra.

Raccontaci come hai iniziato la tua “Home Alone Survival Guide”.
In Italia il lockdown è cominciato prima, qui, in UK, sono le prime settimane e nessuno sapeva cosa stesse accadendo. Gli shooting erano stati cancellati. Normalmente ogni giorno lavoro e collaboro con amici e artisti e, all’improvviso ci siamo trovati, tutti chiusi in casa. All’inizio ho pensato che sarebbe stato un periodo noioso ma subito dopo mi è venuta un’ idea. Da sempre gioco con gli oggetti e con le loro funzioni, ho ideato anni fa un magazine indipendente sul tema: perché non utilizzare qualsiasi cosa trovata in casa per nuovi ready-made? La situazione legata alla pandemia Covid-19 è tuttora allarmante, ma c’è sempre la possibilità di creare. Normalmente siamo assorbiti dagli impegni quotidiani ma ora abbiamo la possibilità di essere parte di network solitamente impossibili, credo che sia molto interessante. Tutto quello che devi fare è cominciare.

Ci dai dei consigli per iniziare e cercare di trascorrere le ore anche in spazi ridotti?
Non importa in quale stanza tu sia, cosa tu abbia a disposizione. Se guardi un oggetto abbastanza a lungo puoi sempre vedere un lato che non ti aspettavi o qualcosa di divertente. Ovviamente nel progetto c’è tanto humor ma è anche una sfida: cercare di rimanere positivi pur stando tutto il giorno in casa.

Hai provato tutti i metodi che suggerisci sulla tua pagina Instagram?
No, li finirò di provare quando il progetto sarà terminato (ride). Non tutti sono da prendere alla lettera ovviamente…Sono uno stimolo per ridere e scattare una fotografia. Cerco di pubblicarne il più possibile su Instagram, non mi piace dover tagliar fuori, selezionare…

Tra le righe delle idee che proponi ci sono riferimenti a riti e miti in tempo di quarantena che invadono i social?
Anche qui i riferimenti sono tanti. Dai piatti esibiti protagonisti di storie Instagram in questi giorni più che mai, a intellettuali e celebrities che hanno una reading list infinita e consigli per tutti, fino ad arrivare agli appassionati di fitness e alle istruzioni per restare in forma. Nessuna critica vera, ma mi sono un po’ preso gioco delle reazioni social al lockdown. La cosa davvero importante era però un’altra: cercare di rimanere a casa e trascorrere le giornate in un periodo così complesso.

In questi giorni musei e gallerie sperimentano il digitale, lo streaming, l’archivio open source…cosa ne pensi?
Credo che la maggior parte delle istituzioni sia un po’ conservatrice quando si parla di digital art. Conosco tantissimi digital artist che non si sentono adeguatamente rappresentati. Per la prima volta i musei sono obbligati ad utilizzare i stessi loro linguaggi, tutto questo potrebbe avere risvolti postitivi in futuro, magari si può ipotizzare una maggiore inclusione. In realtà, però, non è qualcosa di nuovo: lo streaming di opere d’arte già esiste da anni, i visitatori di musei condividono immagini e dirette. Tutto questo è davanti ai nostri occhi da tempo, ora c’è solo un canale ufficiale.

Cosa credi che manchi nel modo in cui i canali ufficiali dell’arte si presentano online
Vale sempre la solita regola: se qualcosa non ti piace non guardarlo. Se si pensa ai meme, alle opere di giovani artisti, tra le righe c’è tanto humor. I musei potrebbero guardare e imparare tanto da tutto questo, la cultura corrente dovrebbe riflettere il momento…












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