niente è troppo privato per non essere fotografato da wolfgang tillmans
La mostra 'Fragile' conferma che Tillmans è uno dei fotografi più importanti della nostra generazione.
Wolfgang Tillmans, Lutz, Alex, Suzanne & Christoph on beach (b/w), 1993
Il leggendario fotografo di sottoculture e mondi underground Wolfgang Tillmans è tornato. E questa volta non con un progetto musicale, ma con una nuova mostra al Musée d'Art Contemporain et Multimédias a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Titolata Wolfgang Tillmans: Fragile, includerà oltre 200 opere realizzate tra il 1986 e il 2017 e rappresenterà la forza della fragilità. "Fragile" è anche un riferimento al titolo di un cortometraggio girato da Tillmans nel 2016, in cui Hari Nef e altre figure danzano al ritmo di una colonna sonora firmata, ovviamente, Tillmans su uno sfondo monocromatico.

Sebbene organizzata in un paese dove le tensioni politiche sono alle stelle, la mostra vuole riflettere su temi intimi e personali, sulle relazioni che intercorrono tra i singoli e sul modo in cui dialoghiamo con chi abbiamo accanto. Tra le immagini in esposizione spicca “Love (hands in hair)” del 1989, in cui una donna con gli occhi chiusi viene accarezzata da due mani sconosciute. Gli scatti più recenti includono invece un autoritratto del 2005 e volti di amici di Wolfgang, come quello in cui un ragazzo si sta scoppiando una vescica sotto il piede.

Ma ci sono anche sconosciuti, automobili, torte di gelatina e un uomo dall'aria rinascimentale. Tra questo tripudio di soggetti, quello che forse colpisce di più ritrae Wolfgang e i suoi amici abbracciati sulla spiaggia. Tuttavia, anche le sue cascate, i suoi oceani e i suoi incontri con animali selvatici suscitano emozioni forti nell'osservatore, testimoniando l'eterno viaggio del fotografo negli angoli più remoti della Terra.

Anche la mostra stessa viaggerà per il mondo, prima a Nairobi (aprile) e poi a Johannesburg (luglio). Dopo le tre tappe africane, speriamo che il tour di Fragile proseguirà anche in europa, perché come ha dichiarato Tillmans ad i-D qualche tempo fa:
"In un certo modo, mi vedo come un amplificatore," spiega Wolfgang. "Non è l'unico ruolo che ho, ma la fotografia si presta ad amplificare le cose perché è un mezzo di moltiplicazione meccanica. Sin dall'inizio della mia carriera mi sono accorto di poter creare uno spazio fisico in cui inserire le mie idee. È su questo che si concentravano i miei primi lavori, in particolare quelli per i-D. Volevo usare la fotografia per dare spazio a ciò che amavo, come i movimenti pacifisti.
Questo contenuto è originariamente apparso su i-D UK.
"Wolfgang Tillmans: Fragile" è in mostra al Musée d'Art Contemporain et Multimédias fino al 18 febbraio 2018.








This article originally appeared on i-D US.