Dior collabora con Air Jordan per omaggiare Frank Sinatra e la couture parigina
L’ha fatto in passato. E adesso l’ha fatto ancora. Kim Jones ha portato il mondo dello streetwear americano nel cuore della haute couture parigina di Miami. Il resto sarà storia.
Fotografia di Brett Lloyd per Dior
Partiamo dall’inizio, due parole: ‘Air Dior’. Per il suo primo show negli Stati Uniti, tenutosi a Miami, Kim Jones reclutò Nike per una collaborazione unica e senza precedenti. Le scarpe da basket Air Jordan 1, amate da un’intera generazione, furono reinventate in classico stile Dior: pelle grigio perla, logo Nike a monogrammi, branding personalizzato. Completamente made in Italy, come da standard Dior, e solo 8500 esemplari saranno messi in vendita (un accenno all’anno in cui vennero create, il 1985) insieme a 4700 esemplari delle sneaker basse (1947, l’anno del New Look di Dior, ovviamente). Fu la prima collaborazione in assoluto tra Jordan Brand e una casa di alta moda parigina.
Lo show si tenne di fronte al Rubell Museum, proprietà dei rinomati collezionisti Don e Mera Rubell. Non fu casuale, e tutto rimandava a Monsieur Dior. Gli accenni al mitico fondatore sono numerosi: il suo primo viaggio negli Stati Uniti come gallerista, i fiori che adorava (trasformati in bouquet da gentiluomo da Stephen Jones), gli accordi stretti negli USA e a Cuba, e la sua collaborazione con aziende americane.
Kim rifletté a lungo su come tutto questo potesse essere attualizzato nel presente. E proprio come in passato – in particolare con la sua collaborazione con Supreme quando era a Louis Vuitton – ha messo in campo un’icona dello streetwear. “È quello che avrebbe fatto lui adesso”, spiegò Kim durante un’anteprima. “Nike è una delle aziende più grandi negli Stati Uniti, e per questo lavorare con loro è un’occasione. C’è un senso di autenticità in quello che fanno. Questo è centrale”.
Certo, le sneaker sono solo una piccola parte della storia. Lo show pre-autunnale 2020 è stato molto più di questo. È stata una collezione da uomo colorata e grafica. Mentre la stagione scorsa Kim ha collaborato con l’artista Daniel Arsham e lo stile era minimale, puro ed estremamente elegante, questa volta ha convinto la leggenda dello streetwear Shaun Stussy a tornare al lavoro, per caratterizzare lo show di Miami. Combinazioni di colori tutti frutti, grafiche audaci disegnate a mano, fiori tropicali, déshabillé da bordo piscina, e quella miscela di lusso e strada firmata Kim Jones: eleganza in abito da sera e informalità casual. I gioielli lussuriosi e le borse in stile Cadillac sono destinati a diventare pezzi da collezione, così come gli asciugamani da spiaggia a poncho e i porta sigarette in madre perla. Maglie in cashmere double-face, jacquard di nylon e sete decorate sono destinate a essere adorate e indossate per sempre.
“Non volevo che fosse Miami Vice, come molti penserebbero” ha spiegato Kim. “Volevo che fosse molto chic, quasi un incontro tra Frank Sinatra e la psichedelia americana anni sessanta, tutta stampe vorticose e colori vivaci, con il marchio Dior”. Quel che è importante ricordare è l’immenso livello tecnico necessario per alcuni di questi pezzi, come maglie con più di 2600 perle cucite a mano o tinture ikats giapponesi a venature sviluppate specificatamente per alcuni prodotti.

Conscio che lo show sarebbe stato il giorno prima di Basilea, Kim ha optato di proposito per una collaborazione con un artista non convenzionale – l’ex surfista Shaun che, prima di ritirarsi da Stüssy nel 1996, aveva dato vita a una delle più prolifiche firme di streetwear. “Volevo lavorare con qualcuno che consideravo un artista”, ha raccontato Kim in un’anteprima. “Il suo lavoro è meraviglioso, e Shaun capisce come non stiamo semplicemente facendo vestiti, ma molto di più”.
Se la collezione sembra più grafica e più immediatamente distintiva di quelle precedenti, è perché Kim desiderava creare qualcosa che fosse riconoscibile per sempre. “Ho lavorato nel lusso per quasi 10 anni e imparato che i prodotti stagionali vengono tirati fuori uno o due anni dopo e acquisiscono uno status, diventano di culto”, ha spiegato. “Questo è ciò che voglio realizzare”.
Possiamo tutti essere d’accordo: non si deve preoccupare. Missione compiuta. Status raggiunto con effetto immediato. Kim Jones l’ha dimostrato e il resto è storia.

Questo articolo è apparso originariamente su i-D UK.
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